L’UE divisa sull’importazione del grano: cosa succederà il 15 settembre?

Nel panorama attuale, in cui siamo costretti a fronteggiare situazioni straordinarie, emerge l’importanza di trovare soluzioni comuni per affrontare le sfide che si presentano. Una di queste sfide è rappresentata dalla controversa questione dell’importazione del grano ucraino. Istvàn Nagy, ministro dell’Agricoltura ungherese, ha recentemente fatto sapere tramite un videomessaggio che l’Ungheria, insieme a Romania, Slovacchia e Bulgaria, prevede di introdurre un divieto di importazione nazionale del grano ucraino nel caso in cui l’Unione Europea non dovesse prorogare il divieto attuale, in scadenza il 15 settembre. Recentemente, anche la Polonia ha espresso la stessa intenzione. Nagy ha inoltre comunicato che non solo i prodotti cerealicoli, ma anche altre merci saranno soggette a restrizioni importative.
Nel maggio del 2022, furono istituite le cosiddette “solidarity lanes”, corsie privilegiate per l’esportazione del grano ucraino che era rimasto bloccato a causa dell’invasione del 24 febbraio. Questa situazione ha determinato un massiccio afflusso di cereali ucraini negli stati confinanti, causando una diminuzione dei prezzi e proteste da parte degli agricoltori locali. Nel 2023, questa situazione ha spinto alcuni stati dell’Europa Orientale ad adottare politiche protezionistiche nei confronti dei prodotti cerealicoli provenienti da Kyiv, costringendo le autorità europee a intervenire per difendere il settore primario di questi paesi, pur permettendo il transito del grano attraverso i loro territori.
Dopo l’uscita di Mosca dall’accordo sul grano, le “solidarity lanes” sono diventate l’unico canale sicuro per l’esportazione del grano ucraino, rendendo ancora più cruciale la questione della moratoria. L’Unione Europea, tuttavia, non ha ancora preso una posizione chiara su questo tema, nonostante le indicazioni di Janusz Wojciechowski, commissario europeo per l’agricoltura, a favore dell’estensione del divieto.
Tuttavia, all’interno del fronte che sostiene il divieto di importazione, sono emerse delle divergenze. Il primo ministro bulgaro, Nikolay Denkov, ha sottolineato che l’eliminazione del divieto potrebbe essere vantaggiosa, in quanto potrebbe ridurre i prezzi dei beni di prima necessità e aiutare le persone a basso reddito. Recentemente, una commissione parlamentare bulgara ha proposto una bozza che potrebbe permettere alla Bulgaria di revocare il divieto di importazione di alcuni prodotti ucraini dopo il 15 settembre, mettendo in dubbio la solidarietà del gruppo di stati che sostiene il divieto.